Michele Zagarella

Michele Zagarella, poeta e pubblicista, è nato a Caltanissetta il 29-10-1939.
Redattore nisseno dell’Eco dell’Arte ( di Roma ), collabora, con poesie di varia natura, a diversi giornali e riviste culturali.
Ha già pubblicato la raccolta FOGLIE NEL TEMPO (ed. S.E.L. Roma 1996 ) ; TRA LE RUGHE (ed. Ferdinandea, Catania 2001) e la raccolta, in dialetto nisseno,VUCI DI STRATA ( Ed. S.E.L., Roma 2002).
Della poesia di Michele Zagarella si sono interessati le pagine culturali de: La Torre; Giornale di Calabria; Oggifuturo; La Tribuna del Sud; Altirpinia; L’Eco dell’Arte; Il Corriere del Sud; Gazzettino del Lazio; Il Mulino Letterario; Progetto Vallone; L’Inchiesta; Ferdinandea Notizie: La Sicilia; Giornale di Sicilia.
Le sue composizioni poetiche hanno ottenuto numerosissimi premi in altrettanti concorsi letterari in Italia e all’estero.

 



TRA DUE SASSI

Tra due sassi
stretto un
filo d’erba
è teso
e scava
la sua liberta

COME UNA FIABA

A mia moglie


Profumo antico dal sapore greco
vibra la tua pelle siciliana
e l’ape, ancora gonfia di miele,
zurla,
felice nei tuoi occhi scuri.
E canti,
davanti al filo teso di bucato,
anni di tenerezza e gioia.
Pure,
non ti ho mai dato dolci parole,
né imperi né gioielli; solo
qualche fiore di quando in quando
e la mia speranza.

E sono più di vent’anni
che ci bastano
due soldi di luna tra le dita,
il poco pane e il sole
per scaldarci.

Per questo nostro ventennale
di nozze, come sempre, ti regalo
una matassa calda di pensieri
e un bacio. Mentre
vorrei trovare le parole
adatte a dirti che ancora t’amo;
vorrei alzare le stelle
per darti ancora più cielo,
vorrei…Ma, ecco,
riluccica, di Eros, lo strale
che scatta con il tuo sorriso

e mi ritrovo, muto, adolescente.

 

SULLE GINOCCHIA

A Michelle
Nipotina di tre anni


Aleggia ancora la mia antica
fiaba che non ascolti più,sorpresa
da mille primavere che cedono
ai tuoi occhi il loro miele…

Ed ora, lieve, già si disimpiglia
la mia dalla tua mano; scivola
l’orsetto che tenevi. Ed esita
il mio cuore tra infantili
tuoi delicati sogni e i miei
-ad occhi aperti-malcelati
dal bimbo che mi s’agita alla mente.

La vita che riposa nel presente
segreto del tuo sonno, esploderà
tra poco in questa casa, gagliarda
e scamiciata. E ancora sarai
l’imprevedibile
freschezza d’emozione; la farfalla
vivida e curiosa
che traccia nuove geografie
intorno al cuore. E l’ansia sarai
e la mia gioia; il raro trillo
dell’uccello strano; l’arcano
diavoletto proteiforme
che va e viene
ad impetuose onde
e quasi mi sommerge nel suo regno.

Sarai… E intanto mi esalto al segno
della costellazione del tuo viso,
e vago tra le stelle che non sanno
che ho,sulle ginocchia, il Paradiso.

VERSO CASTELBUONO

A Mario G. Restivo

Seguendo la tua peste, Mario,
s’assiepa alle narici un sentore
d’uve prunaie e funghi, ondano mercuriati ulivi, e le ghirlande
dei fichidindia mimano chiome
di Dradi in amore. Estrose nubicole arriccia lo scirocco
che poi ripiove giù tra le sciane orme e sparse trecce di mitologia.

E un segreto mi segue e traluce
di favola
che sanno costruire letterature a cui non serve
la forza del poeta: la parola
qui è silenzio dolce, autosublime
di profumo prisco – nettare –
che mi da sosta, e ricompone
in cuore la speranza.

E come ritrovata la presenza d’infanzia questo vecchio
cuore freme e stilla
di figure fabule al solare
fiore di un’agave convessa
tra lentischi.E i teneri fischi
dei nidi, nell’appressarsi del vespro, ricordano il chiamare delle madri
d’altre sere, d’altri tempi, come quelle
case a grappoli sul colle
che ora l’occhio filtra dalla trama
dei pini, dei salici, tra l’aria
che profuma respiro di poesia,
di storia; di voglia d’inventarsi
una primavera da seguire
oltre la precarietà dell’esistenza.