
Spesso si fa fatica a riemergere dalle sensazioni provate nel sogno, tanto esse appaiono vivide e reali.L’uomo si è sempre chiesto che cosa sono i sogni e le risposte che si è date sono le più svariate e fantasiose: rielaborazioni di eventi diurni, premonizioni, smaltimento di accumuli di notizie e immagini immagazzinate durante la vita diurna per evitare un sovraccarico che, a lungo andare, manderebbe il cervello in tilt, possibili contatti con i defunti, realizzazioni fantasiose di desideri inappagati, autoinganni eccetera eccetera eccetera.La prima testimonianza di una interpretazione di un sogno risale a duemila anni a.c. ed è scritta su tavolette di creta asciugata al sole. Con esse è descritto il racconto che Gilgamesh fa alla madre, la dea-sacerdotessa Rimat-Ninsun, dell’incontro avuto nel sogno con Enkidu. L’interpretazione della dea è di natura profetica e rassicura il figlio del significato buono e favorevole del sogno.Aldilà delle varie spiegazioni e interpretazioni, i sogni che ci hanno particolarmente colpiti, non solo sembrano fatti realmente avvenuti ma restano impressi così fortemente nella mente tanto che, col trascorrere del tempo, vanno a confondersi con i fatti della vita reale.Per converso, col tempo, molti fatti della vita reale sbiadiscono, s’arricchiscono di particolari anche solo desiderati e si fissano nella mente come sogni.Così nella mente di ciascuno il vissuto si evolve e continua a farlo col passare inesorabile del tempo.È per questo che nel romanzo, tra sogno e realtà, mi rivedo nelle vesti di Lord Alfred, capitano normanno sceso in Sicilia nel 1038 con un esercito comandato da Stefano fratello dell’imperatore bizantino Michele quarto detto il Paflagone per riconquistarla.
Lo vedo impegnato a correre tra le viuzze dell’antico borgo di “l’Anciuli” inseguito da feroci armigeri saraceni, tra le braccia della bellissima Fragalà (Fiore di Allah) – figlia di Omar Gadi Kadì di Qalat An-Nisa -, intento a conversare con Jannà ibm Al Furat pronipote di quell’Assad Ibm Al Furat il filosofo che guidò nello 827 lo sbarco degli arabi a Capo Granitolo vicino a Marsala che diede il via alla conquista araba di tutta l’isola e quando, sconfitto finalmente Mustafà Al Muk, il tiranno, con un proclama di Ruggero D’Altavilla, che nel 1072 con le sue truppe aveva riconquistato Palermo, vengo nominato, unitamente a Fragalà, reggente di Qalat An-Nisa.
Nel racconto Qalat Al-Nisa, l’odierna Caltanissetta, le cui origine ufficialmente non sono certe, alcuni pensano nell’anno 1087-86 e forse con sede a Sabucina o Vassallaggio o Capodarso o Gibil Gabib, sorge decenni prima in prossimità del Castello delle donne (attuale quartiere degli Angeli).Nel romanzo, mi vedo conversare anche con l’essenza astrale di zio Peppe Lacagnina, esperto zolfataio addetto ai calcheroni della miniera Gessolungo, che afferma l’inesistenza della morte asserendo che quella che noi umani individuiamo come tale non’è altro che un passaggio tra la forma di vita fisica e la forma astrale e, infine, quando, nell’oscurità del sottosuolo della Miniera Baccarato-Condominio, sita nel territorio di Aidone, sono intento a rilevare col la bussola il 12º e il 13º livello.
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